2010-2020: Conservare l'Origine

CURATELA

Girovagare, errare per trovare un
secchio rotto o arrugginito e qualche
bottiglia che conservi l’origine,
quasi un messaggio a chi si perizia
a scoprire l’esistenza di cose da buttare!

Lorenzo Polimeno, “Dai Margini”, 2009

Scudo-oblò bianco, 2017, tecnica mista su tela e poliuretano, cm 80x100
Scudo-oblò bianco, 2017, tecnica mista su tela e poliuretano, cm 80x100

L’opera di Lorenzo Polimeno si colloca nell’orizzonte della post-storia, per dirla con Arthur C. Danto, incarnando un punto di equilibrio tra la dimensione lirica e spirituale dell’espressione estetica e la lezione concettuale che innerva il sentire artistico novecentesco. Se per “post-storia”, Danto ha inteso come il secolo scorso abbia segnato la fine di una narrazione storica privilegiata, dando adito a quel pluralismo di voci e manifestazioni che caratterizza la contemporaneità, bisogna allora chiedersi in che modo Polimeno interpreti le istanze di una generazione che, nata in piena temperie informale (1952), ha attraversato i linguaggi della pop art e della postmodernità fino al nuovo millennio. Molti autori tra loro hanno conosciuto una prima maturità espressiva collocandosi rispetto a questa o a quella declinazione transavanguardistica, mescolando linguaggi e suggestioni tutti interni al mondo della pittura e superando ormai del tutto quella storica dicotomia politica che distingueva nettamente tra astrazione e figurazione.

Peculiare caratteristica di Polimeno, la cui produzione sembra potersi accostare idealmente alla romana Scuola di San Lorenzo, nella temperie barilliana dei cosiddetti “Nuovi nuovi”, è una volontà dissacratoria e sottilmente ironica che ha portato anch’egli a prelevare i costrutti pittorici assimilati, ponendoli tuttavia in combutta tra loro. La sua figurazione, in bilico tra stilemi pop, deformazioni espressioniste e un’ostentata naïveté, cifra distintiva della poetica marginalista, è una provocazione alla produzione “dominante” nel mercato e nelle scintillanti metropoli brandizzate dell’arte contemporanea.

Le muse non esistono, 2015, tecnica mista su faesite,cm 35x30
Scudo di Ettore dedicato ad Andromaca, 2018, tecnica mista su alluminio, cm 64x54
polimeno
Scudi R-rossi stati d'animo, 2018, tenica mista su cartone, su tela, cm 120x80

Negli ultimi vent’anni, il Polimeno pittore ha gradualmente pacificato quel conflitto interno, introducendo una sensibilità affine a quella del gruppo milanese del Cenobio (1962), di cui si avverte una lontana eco. Quella che, nei primi Duemila, andava configurandosi sempre più come una ricostruzione in soggettiva della figurazione mediante una restituzione stratificata e paratattica della visione, si è evoluta in un’astrazione per simboli che sublima l’apparente ingenuità grafica in nome di una sintesi formale e cromatica rinnovata, dal respiro disteso e contemplativo. Polimeno ha, così, acquisito uno stile inconfondibile, in costante tensione tra narrazione per simboli e senso della memoria, che si affida agli accordi tra geometrie nitide, uno spiccato senso del colore e un complesso palinsesto polimaterico. La lotta latente è ora nel moto perpetuo di una danza lenta e pausata, che raggira l’entropia nella compiutezza delle forme e la minimizza attraverso la purezza del colore. A problematizzare quel respiro contemplativo è l’incursione di materiali grezzi o plastici e anti-lirici che si sovrappongono, come un velo di Maja, alle nobili geometrie e la cromia sofisticata, impacchettando e schermando la superficie dell’opera.

Lo scudo, il reperto, il racconto mitologico sono calati in un lessico pittorico che tende all’assoluto, pur nella sua etica terrena e anti dogmatica, e intercettano nel genius loci mediterraneo quell’idea di origine eternamente presente e sempre nuova che accompagna l’artista salentino. Come scrive Mario Perniola, secondo il filosofo tedesco Dilthey: “la forma più alta dell’intendere non è il vivere ma il rivivere: solo attraverso esso possiamo sottrarre il presente alla sua scomparsa e trasformarlo in una presenza sempre disponibile.” In questo modo, Polimeno ha riscoperto l’origine del proprio sentire.

Emozionante accingersi ad affiancare criticamente il maestro in un percorso artistico così fervidamente ricco e ancora in divenire.  

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